Ho riflettuto molto prima di buttare giù questo mio post, ho voluto lasciare passare del tempo: volevo attendere che le nubi si allargassero all’orizzonte, di modo da ragionare meno “di getto” e analizzare – rapidamente – questi mesi di lockdown.
Il nostro ultimo incontro datava fine febbraio, un incontro come gli altri, abbiamo le nostre abitudini, i nostri momenti e la nostra routine, insomma, l’idea di un incontro “come gli altri” non vuole assolutamente essere riduttivo, anzi.
11 Marzo, il governo decide due mesi di lockdown, due mesi che personalmente mi hanno ridotto all’osso sotto l’aspetto affettivo, economico e lavorativo.
Ho assistito a scene tipiche di uno stato di polizia: le forze dell’ordine che si atteggiano come ufficiali della Stasi
Ho assistito ad un completo blocco delle attività lavorative, ho dovuto chiudere per più di un mese intero la mia azienda, con conseguenti contraccolpi economici molto elevati
Ho assistito ad un mio personale peggioramento di umore, non riuscivo a dormire, non riuscivo a digerire, a ragionare.
D’un tratto la normalità si cancella, come si cancellano le abitudini lavorative, i progetti avviati e i gesti semplici…come bere un caffè al bar.
Dopo un mese – sempre grazie ad un decreto – vengo “riabilitato”, trovo una nuova (e strana) normalità: posso tornare in ufficio, posso tornare nei miei spazi e nella mia routine lavorativa.
Già, posso…
Ma è dura, perchè le città sono deserte, in ufficio sono da solo e le operazioni più semplici diventano complesse: mascherine, gel, guanti… solo l’odore di alcool fa venire il mal di testa…basta!!!
Arriva il 18 Maggio, posso tornare finalmente a federe la mia donna: non sono stati bei momenti per lei, questo lockdown le ha creato non pochi problemi con ansia ed emicrania, in ogni caso, l’incontro è “quasi” normale: torno a sentire il suo profumo, a toccare la sua pelle, a poterla baciare: sono momenti impagabili, mi sembra di vivere per questi piccoli momenti.
Insomma, la strada è ancora lunga e questa storia non è destinata a risolversi con poco ( probabilmente lavorativamente parlando avremo strascichi fino alla fine dell’anno).
In ogni caso, la mia riflessione è molto semplice: questo momento non ci renderà assolutamente “migliori”, anzi, aggiungerà ancora più sospetto e paura verso “l’altro”, minando ulteriormente quei già labili rapporti interpersonali.
Personalmente non credo di essere “migliore” dopo questo periodo, anzi, mi percepisco ancora più egoista e misantropo.